Fagioli di Casalbuono

Fagiolo nano e rampicante di Casalbuono
Fagiolo nano e rampicante di Casalbuono
Fagiolo nano e rampicante di Casalbuono
Fagiolo nano e rampicante di Casalbuono
Fagiolo nano e rampicante di Casalbuono
Fagiolo nano e rampicante di Casalbuono
Fagiolo nano e rampicante di Casalbuono
Fagiolo nano e rampicante di Casalbuono
previous arrow
next arrow

 

Nel piccolo comune di Casalbuono, nel Vallo di Diano, si è fatto del fagiolo una vera e propria specialità, infatti, la coltivazione di quest’ortaggio è radicata nella storia del paese e rappresenta una vocazione secolare. Secondo un botanico dell’800, De Condolle, a Casalbuono i fagioli venivano coltivati sin dal XIII secolo.

 

Oggi se ne coltivano 7 varietà, tra nane e rampicanti. I fagioli rappresentano l’ingrediente principale della cucina locale e danno vita ad una serie di ricette. Sono 2 in particolare le varianti più diffuse:

  • la panzariedda, con semi tondi metà bianchi e metà beige;
  • la sant’ antere, che produce semi reniformi con fondo beige e screziature dal rosso al marrone.

Proprio per queste sue varietà oggi il fagiolo di Casalbuono è sotto presidio Slow Food.

 

La semina del fagiolo avviene in contemporanea a quella del mais e si alterano file miste di fagiolo/mais, questa pratica serve soprattutto per le varietà rampicanti del fagiolo che hanno bisogno di un sostegno (a volte invece del mais vengono usati dei tutori di legno).

 

Essendo l’ingrediente tradizionale della cucina di Casalbuono, ogni anno nel paese viene organizzata una sagra del fagiolo chiamata la  Sagra dei fasul scucchiulariedde, cioè dei fagioli da battere e sgranare.